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Tre favori si dovrebbero domandare agli Dei, quelli di vivere bene, di morire bene, e di avere una bella tomba!

III.

Neapoli.

Mi resta a far parola di Neapoli, di quella parte di Siracusa che fu, come indica il suo nome stesso, l’ultima ad essere costrutta. Dessa fu dapprima, al pari di Tyche, sobborgo di Achradina. Stendevasi quella a ponente del porto Trogilo, questa giaceva fra il maggior porto ed il confine a mezzogiorno dell’altipiano su cui sorgeva Siracusa, e fuor di dubbio scendeva Neapoli verso Tyche; protetta da mura e dalle rupi naturali; nella pianura in vicinanza delle paludi dell’Anapo. La porta Menetide, o Temenetide, portava fuori di città alla campagna, ed anzi questa parte di Siracusa veniva designata pure col nome Temenite, a motivo di una statua di Apollo, che portava dessa pure tal nome. Cicerone accenna di essa un teatro sull’altura e due tempii, di Cerere e di Proserpina, i quali erano stati innalzati da Gelone col prodotto del bottino fatto sui Cartaginesi; ed ivi sorgevano pure i sepolcri di lui, e di Demarata sua consorte, i quali vennero più tardi distrutti da Imilcone Cartaginese.

Non havvi attualmente in Siracusa punto dove siano radunate cotante memorie e monumenti, quanto quell’angolo di Neapoli, dove questa città confinava con Achradina, imperocchè ivi, in breve spazio, trovansi le latomie di Dionigi, il teatro, la strada dei sepolcri, l’anfiteatro e l’acquedotto.

Le famose latomie, le quali portano il nome di orecchio di Dionigi, non sono della vastità di quelle di Achradina; ma però non meno pittoriche di queste, ed in qualche