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è questa basilica, scarsamente illuminata dal sole, dove le pareti, rivestite di marmo o di mosaici a figure su fondo d’oro, a momenti si perdono in una luce dubbia, ora a momenti balzano fuori colpite da un raggio improvviso e passeggero di sole. Allorquando entrai in quella chiesa, vi si stava celebrando una messa solenne da morto, per l’ultimo re defunto. Sorgeva nella navata centrale un alto catafalco, coperto di velluto nero, su cui posava una corona reale in oro; ardevano cerei, tutto all’intorno risuonano sotto alle volte i canti dei sacerdoti, e tutta la cappella era piena di nugoli d’incenso. Quello spettacolo, in mezzo allo splendora misterioso dei mosaici, ed alla stranezza dogli ornati arabi, riportava propriamente ai tempi del re Ruggero.

La cappella ha la forma di basilica, con una tribuna ed una cupola sopra il coro. Dieci colone d’ordine corinzio, sulle quali posano gli archi, la dividono in tre navate. Il pavimento è formato di marmi a diversi colori. Le pareti all’intorno, fino all’altezza di dodici palmi, sono parimenti rivestiti di varie qualità di marmo, e superiormente dovunque cade lo sguardo, si scorgono mosaici, ì quali rappresentano fatti dell’antico e del nuovo testamento, sendo riservate le pareti della navata centrale, alle rappresentazioni dell’antico testamento, e quelle della tribuna e delle navate laterali alla vita di Cristo, e degli Apostoli. Sull’arco della tribuna, trovasi rappresentata l’Annunciazione, e sulla tribuna stessa si vede la mezza figura colossale di Cristo, colla mano sollevata in atto di dare la benedizione. Sotto le figure stanno iscrizioni greche, o latine. Questi mosaici non risalgono a Ruggero I, ma bensì a Guglielmo I, se si deve prestar fede a Romualdo di Salerno il quale dice «Guglielmo fece ornare di pitture preziose la cappella di S. Pietro nel palazzo, e ne fece rivestire le pareti di marmi finissimi.» È possibile del resto, che questi lavori fossero stati cominciati già da Ruggero.

Sembra che si fosse mantenuta in Sicilia e nell’Italia