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lonia, nella cui giurisdizione era compresa l’isola, ed ivi colla fusione ne estraevano il ferro. La mancanza di combustibile nell’isola vi rende impossibile la fusione del ferro sul luogo, ed ancora oggidì il minerale viene fuso in forni che sorgono presso l’antica Populonia e recato per mare a Napoli, Genova, Marsiglia e Bastia.

Il signor Ulrich ci fece conoscere il modo scialacquature col quale gli antichi, ed i moderni tuttora coltivarono quelle miniere. Si accumularono sulla collina monti ingenti di terra ferruginosa, coprendo i filoni del minerale. Tutta quella terra posta in disparte quale inutile, contiene tuttora un materiale eccellente. Il signor Ulrich prese un pugno della terra sulla quale stavano, e facendocela vedere disse «Guardate, signori, questa terra tolta qui alla superficie, dà tuttora un ferro superiore a quello che in Francia si ricava dal più profondo dei monti di Alvernia.» Il minerale qui si trova fin dalla superficie, e nell’ambito di parecchie miglia, può dirsi letteralmente di camminare sopra il ferro. Le miniere di Rio sono più ricche di quelle famose del principe Demidoff in Siberia, e forse sarebbe difficile trovare nel mondo le uguali.

Finora sono coltivate a cielo aperto, e di lavori sotterranei non esistono che due gallerie, e ciò non ostante, si scoprono i più ricchi filoni. Chi credesse trovare nelle miniere, di Rio pozzi, gallerie, tutto quel mondo fantastico degli abissi che si rinviene nella maggior parte delle miniere, sarebbe in errore, come mi trovavo io prima di avere visitato queste propriamente meravigliose.

Gettai uno sguardo sui dintorni; sono deserti e malinconici, e la collina stessa, il suolo tutto rossiccio, ferruginoso, porgono aspetto di tristezza e di desolazione, come i dintorni ricoperti di lava e di cenere, di un vulcano. Una piccola fortezza, o piuttosto una torre rovinata, di colore bruno, sorge in cima ad una rupe propriamente di fronte alle miniere. È questa la torre di Giove. In faccia a queste miniere terribili, di dove si sono ricavate tante e tante spade, lancie, e palle per il furore della guerra, e