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a superarle in bellezza. Nella cappella dei morti di S. Maria in Trastevere, si era rappresentato l’incontro di Mosè con Jetro nel deserto, un vero idillio campestre, con accessori di rupi, di palme, e di un branco di pecore. Se non che, la più splendida di tutte queste rappresentazioni, era quella del cimitero presso S. Giovanni Laterano.

Colà si era raffigurato il martirio di S. Erasmo. Il santo vi era rappresentato addossato ad un piedestallo, col ventre spaccato da cui uscivano le interiora, che due carnefici afferravano, e giravano attorno ad un arcolaio. Il santo nulla più vedeva, nulla più sentiva, imperocchè il suo capo esamine cadeva sul petto. Stava presso di lui un sacerdote di Giove, col capo inghirlandato, splendidamente vestito, il quale accennava con un gesto di compiacenza ad una statua del Dio, la quale sorgeva in un angolo, e davanti a cui ardeva il fuoco del sacrificio. Questo sacerdote pagano non aveva punto aspetto fanatico o diabolico, ma un’aria alla buona, quasi volesse dire: «Vedi Erasmo, amico mio, noi ci prepariamo a strapparti le budella, perchè non hai voluto offerire sacrificio a questo Giove potentissimo; fallo te ne scongiuro, figlio mio, in fino a tanto è tempo ancora, e tutto sarà dimenticato, te ne assicuro.» Per contro l’altitonante Giove era rappresentato con una faccia orribile, di Kobold o di Moloch. Tutta la scena del martirio, di cui solo l’ironia può menomare il senso di crudeltà, ha luogo alla presenza dell’imperatore Adriano, il quale vi assiste, tranquillamente seduto in trono, rivestito della porpora imperiale, fiancheggiato da due guardie colla lancia in pugno. Ha desso una stupenda barba nera, ed è coronato d’alloro. Mi fece senso il vedere quell’imperatore, il quale trattò in generale molto umanamente i Cristiani in Roma, presente a quella scena da cannibali; e devo dichiarare a onore suo, che non si prese mai il piacere tutto giapponese, di far spaccare il ventre alla gente.

Le figure del resto erano disposte con molta intelligenza, e vi si scorgeva evidentemente la mano di un ar-