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e disponendo tutte queste ossa, sorridendo ogni qualvolta gli riusciva comporre un rabesco. Uno scheletro gli tornava adatto. Era lo scheletro di un artista, stato pazzo mentre era in vita. Ora stavano vicino l’uno all’altro, maneggiando tutte quelle ossa, e sorridevano quando veniva loro fatto di disporli in forma artistica; se non sarà ancora più probabile che tutto questo strano lavoro sia stato compiuto nelle tenebre, unicamente da spettri. «Padre, dicevo ad un cappuccino il quale stava presso di me, quale confusione allorquando tutte queste ossa, questi teschi dovranno ricercare il loro posto?» — «Certamente, mi rispose il frate, che nel giorno del giudicio universale, quando i morti dovranno risorgere, un grande chiasso qua dentro vi dovrà essere.»

Anche la cappella del morti dei Cappuccini, sulla piazza Barberini, è disposta ed ordinata in modo uguale a quella del Ponte Sisto. Se non che in quella l’arte non è riuscita a superare ugualmente l’orrore che ispira l’aspetto della morte. Qua e là gli scheletri furono rivestiti di abiti di cappuccini, la qual cosa produce una terribile impressione. Un semplice scheletro ispira meno ribrezzo, imperocchè è cosa naturale; mentre per contro, rivestito di un abito, è orribile, ed ha propriamente l’aspetto di uno spettro. Vidi pendere dalla volta due piccoli spettri, sospesi per aria, quali si rappresentano talvolta figure graziose di angioli. Erano scheletri di giovani principesse della casa Barberini. Mi si disse che la terra entro la quale si seppellirono i cadaveri, portata da Gerusalemme, li consuma rapidamente.

Nella nostra cappella al Ponte Sisto, giunge dalla chiesa superiore la voce dei preti i quali vanno cantando Domine! Domine! Misericordia! quasi voce delle anime che in purgatorio vanno

Ad un certo punto, scesero a basso preceduti da uno stendardo nero, con croci nere, cappucci parimenti neri, portando torcie ed incensori, si collocarono nella cappella