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pose in un’altra barca, a forza di remi li raggiunse, e li ricondusse nel castello. Furono vani tutti gli sforzi di Corradino per ottenere lo lasciasse fuggire co’ suoi, non li vollesse consegnare nelle mani di Carlo, avido di sangue; gli ricordò invano gli obblighi di gratitudine che gli correvano verso la casa di Svevia, imperocchè i Frangipani avevano ottenuto grandi feudi dall’imperatore Federico, e lo stesso Giovanni era stato da questi creato cavaliere. Corradino promise a questi ampia ricompensa, e fu detto siasi perfino dichiarato disposto a sposare la figliuola di Frangipani. Il signore di Astura ondeggiava, commosso forse dalla gioventù, dalla grazia, dalla sventura di Corradino, od anche incerto, a quanto dicono i cronisti, dove avrebbe potuto trovare maggiore lucro, se da Corradino o da Carlo di Angiò. Mentre si stava nel castello trattando e temporeggiando in questa guisa, comparve Roberto di Lavena capitano delle galere di Carlo, richiedendo il Frangipani di rimettergli i fuggitivi. Si legge in Saba Malaspina che Frangipani fece trasportare gl’infelici profughi in un altro castello vicino, per non essere costretto a consegnarli a Roberto contro sua volontà, e prima che questi soddisfacesse al pagamento della ricompensa pattuita; ma non è nominato questo castello, che si accenna più forte ancora di quello di Astura. Intanto arrivò dentro terra con fanti e cavalli davanti Astura il cardinale Giordano di Terracina, rettore per la Santa Sede della contea di Campania; richiese desso pure la consegna dei profughi, ed il vile traditore, intascato il danaro di Giuda, consegnò alle mani dell’acerrimo loro nemico gli infelici che avevano goduta la sua ospitalità. Furono condotti a Napoli per i boschi e per i monti di Palestrina dapprima, quindi per quelle stupende campagne che poco prima Corradino aveva percorse vittorioso. Il 29 ottobre la mannaia troncava quelle teste distinte; quella di Corradino per la prima, quindi quella del prode conte della Gherardesca Federico, del Generoso Galvano Lancia (fratello di quella bella Bianca, la quale aveva dato Manfredo a Federico il gran-