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cento piccole vele le quali vanno, vengono, compaiono, scompariscono; quel canto malinconico dei pescatori; quel suono dei flauti, delle arpe; tutto questo fa sì che al di fuori tutto il mondo potrebbe rintronare del rombo del cannone, dello scoppio delle granate, qui non ne perverebbe il menomo eco, non se ne avrebbe ombra di sospetto. Pochi giorni prima duravo fatica in Roma ad aspettare l’ora in cui giungevano al caffè i giornali, e mi precipitavo per così dire sul Monitore Toscano, sulla Gazzetta di Genova, sulla Gazzetta universale di Augusta, non appena comparivano. Qui non si hanno gazzette di sorta, neppure il Giornale di Roma! periodico più innocente ancora di un egloga di Virgilio; e se si domanda alle persone: «Che cosa fa Omer Pascià? dove si trova l’ammiraglio Napier? Sillistria continua a resistere?» crollano le spalle, e non capiscono nulla.

Quando mi porto alla finestra della mia camera, sotto la quale i pescatori napoletani, saduti sulla sabbia, stanno racconciando le loro reti, scorgo tutto questo magnifico golfo e posso seguire dell’occhio tutta la spiaggia fino al capo di Circe. Sulla spiaggia stessa, presso ad Anzio, sorge la villa di bell’aspetto del principe Borghese, in un parco poco curato, ma ricco di elci e di olivi, e più in là si scorgono bruni e pittoreschi il castello e la città di Nettunno, costruita questa quasi nel mare, e rinomata in tutto il mondo per la bellezza e per la stupenda foggia di vestire delle sue donne. La linea della spiaggia si protende oltre, sempre fina e dolcissima, ed in lontananza, all’estremità compare indeciso un bianco castello. Questo castello stende sulla spiaggia e sul mare quasi un’idea di malinconia, nella stessa guisa che il capo di Circe desta quella della poesia omerica. Ogni tedesco è portato a contemplarlo malinconicamente, e l’animo suo si riempie di tristezza e di compassione, imperocchè quel castello segna una grande e dolorosa epoca nella storia della nostra patria. Quel castello è la solitaria rocca di Astura, dove perduta la battaglia di Tagliacozzo cercò rifugio l’ultimo degli