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il sacrosanto legno della Croce del Redentore. La pia Augusta, in quella occasione, quaesivit clavos, quibus crucifixus est Dominus, et invenit. De uno clavo fraenos fieri praecepit, de altero diadema intexuit; unum ad decorem, alterum ad devotionem vertit. Misit itaque filio suo Constantino diadema gemmis insignitum, quas pretiosior ferro innexas Crucis redemptionis divinae gemma contexeret. Habeant hoc etiam principes Christi sibi liberalitate concessum, ut ad imitationem Domini dicatur de Imperatore Romano: posuisti in capite eius coronam de lapide pretioso (S. Ambros. de obitu Theodosii, n. 47-48; coll. Ps. xx, 4: Buonarroti, Med. p. 387). La testa di Costantino nelle monete impresse verso la fine del suo impero comparisce ricinta da largo diadema ornato di gemme, parte rotonde e parte quadre; e questo credo sia il diadema sacro, che da Gerusalemme gli fu trasmesso dalla piissima sua genetrice S. Elena1. Se l’Eckhel nel ragionare del dia-

  1. Vuolsi avvertire, che il capo di Costantino ricorre nelle monete ornato di gemme in tre modi distinti. Da prima mostrasi ricinto come di un doppio filo di perle, poscia di laurea frammezzata da gemme, e da ultimo di larga fascia o cerchio ornato di grandi gemme alternativamente quadre e ritonde. Nelle monete con la scritta VOT XX porta la semplice laurea; e nell’altre con VOT XXX ora ha la laurea ed ora la corona gemmata. Polemio Silvio (p. 275-276 ed. Mommsen) dice, che Costantino portar soleva il diadema propter refluentes de fronte propria capillos. E pare che questo onore gli fosse decretato dal Senato (cf. Tillemont, note xxxiii sur Constantin: Anonym. viii paneg. c. 25 ), del pari che il titolo di MAXIMVS, che gli dà il senato medesimo nell’arco trionfale dedicatogli nel 315, e che nello stesso anno prende egli pure nelle sue monete (cf. Eckhel viii p. 80, 94). Costantino peraltro è detto Maximus da Eumenio fin dall’anno 310 (Panegyr. vi c. 13; cf. Lact. M. pers. c. 44).