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fossero impresse tutte fuor di Roma, non trovandosi nel loro esergo altro indizio che di P CONST (Prima CONSTantinopolitana) e di MOST (Mus. Caes. n. 288) forse indizio di Treviri (Eckhel viii p. 520).

La perfetta somiglianza che passa fra le monete di Costantino, de’ tre suoi figliuoli e del nipote suo Delmazio, coll’epigrafe GLORIA EXERCITVS, e col labaro insignito del monogramma di Cristo1, mostra che fossero impresse tutte ad un tempo, non prima dell’anno 333, nel quale Costante fu dichiarato Cesare, e più verisimilmente nel 335 in occasione dello spartimento dell’Impero fatto da Costantino fra i ridetti suoi tre figliuoli e i due suoi nipoti Delmazio ed Anniballiano. Anteriori al 333 sembrano le monete (n. 13, 14, 15) colla Croce latina frapposta alle due insegne militari; poichè manca finora la corrispondente di Costante dichiarato Cesare nel detto anno. Esse poi sono tutte impresse nell’officina Prima e Secunda di AQuileia, e perciò tornano in bella conferma della somma antichità e floridezza della Chiesa Aquileiese, a torto richiamata in dubbio da alcuni critici (cf. Tillemont, Hist. Eccl. t. ii p. 91, 227, 497, 507).

Altri reputar potrebbe, che nella sovra descritta moneta (n. 17) col monogr. sovrapposto alla lupa lattante i gemelli Costantino mescesse sacra profanis; ma vuolsi avvertire, ch’egli potea avvisarsi, che se eis in-

  1. In alcune di cotali monetine il vessillo, o sia drappo del labaro vedesi contrassegnato da un M, che al ch. De Witte (Revue num. 1857 p. 197) parve potersi tenere per iniziale del benedetto nome di Maria Vergine Madre di Dio. Ma non pare altrimente ammissibile quella pia congettura anchè perchè due di cotali monete di Costanzo II Cesare, che ho sott’occhio, portano l’una un M e l’altra un G (Mus. Est).