Pagina:Ratti - Biblioteca e archivio di S. Colombano.djvu/51


— 41 —

delle antiche segnature danno il diritto di crederlo venuto cogli altri o ben poco dopo, al principio del secolo XVII.

Il cod. I 246 Inf. che contiene l’altro bobbiese, è una miscellanea come tale piuttosto recente. Il bobbiese è inserto al quinto posto, ed occupa i fogli 72-102, tre quaderni ed un duernio membranacei di 0.21 X 0.15 preceduti da tre fogli cartacei sovraggiunti qui all’arrivo del codice, arrivo che nel terzo di questi fogli (74 della miscellanea) è espressamente e direi solennemente detto con la formola che distingue i nostri codici bobbiesi, fatte pochissime eccezioni), — cfr. SEEBASS 1. C. II, p. 61 — essere avvenuto nell’anno 1606, l’anno della grande e preziosa accessione bobbiese all’Ambrosiana. La nota è di mano contemporanea, come contemporanea, ma diversa è la mano che nel foglio stesso dando all’opuscolo un titolo, scrisse: libellus de Virtutibus ad mores pertinentibus; e un’altra più recente, forse del Muratori stesso: Sive compendium moralis philosophiae. Il f. 73 ci dea le varie segnature che ebbe già l’opuscolo, isolato, nell’Ambrosiana, l’ultima era I. 64 Inf.; segnatura ripetuta nel verso del f. 72, dove un’altra mano pure del principio del secolo XVII scrisse: Hunc codiccìii de virtutibus ad luores perlinciitibus qui ex bibliothcca Bobii eie. L’inizio dell’opuscolo è JMoralium dogma philosophoruui per limita dispersuin voluitiina, con discreta iniziale a due figurine; il fine: ut sedeat cum principibus et soliutn gloriae sedeat, con che si chiude una duplice invocazione finale, preceduta dalla rubrica: Explicinut ysagoge in mor aleni phylosopìiiain (il vero titolo, pare, dell’opuscolo), e questa dalle parole: cum ante ocnlos verseinur iudicis cuncta cernentis. Lo scriba dopo le solite giaculatorie, diciam cosi, dell’arte sua, aveva scritto anche il nome del padrone ])rimitivo del libro, una parola in rosso ed una parola in nero: ora si legge soltanto: Iste libcr est domini de laudn. né credo possa più leggersi il resto, troppo profondamente raschiato. L’opuscolo, un dialogo in cornice di sogno o visione, mi richiama il gusto e il modo dell’Albertano da Brescia ben noto agli studiosi della nostra letteratura umanistica (cfr. Mazzucchelli, Gli scrittori d’Italia, I. I, p. 294 segg.); ma tra le cose di lui edite non lo trovo, ed anche per questo è molto probabile ch’io torni sull’uno e sull’altro de’ nostri due bobbiesi.

Intanto mi obbliga ad una breve giunta la nota: Liber Sancti Columbani de bobio, onde il primo dei due codici è insignito. Giustamente osservano gli ili. Editori deìV Atlante paleografico-artistico (p. 6, tav. vii) non essere facile stabilire l’età di quella nota e delle consimili che nonostante l’arcaicità della forma delle lettere il Reiff-erscheid volle attribuire al secolo XV. Il prudente riserbo di uomini così competenti, dev’essere un grave ammonimento per chi fosse tentato a facili e corrive conclusioni; ma non mi pare di dovermi mettere nel numero pur pensando che la ormai vecchia questione sia matura ad