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     Fior sul tramite mio mai non scordâro
     Le primavere tue vane e fugaci;
     E con sorriso ignaro
     Gli affanni miei, la mia virtù schernisti;
     Ma, se a quest’occhi miei la luce or neghi,
     Pianger debbo i tuoi Soli e la tua possa?
     Forse, se omai quest’ossa
     Con muta, inconsciente ira calpesti,
     Speri, che intero io resti
     Eternamente nell’oscura fossa?
A inesorate, uguali
     Leggi tu servi, e in tuoi chiusi destini
     Quel che rovini e te stessa non sai;
     Con perenne, monotona vicenda,
     Macchina cieca, per l’ombre cammini,
     E qual fosti, sarai. Ma l’immortale
     Spirto, ch’è raggio dell’eterna Idea,
     Libero sorge e l’infinito abbraccia,
     E in luminosa traccia
     Tutto muta e feconda e strugge e crea;
     Senza principio e fine
     Egli è tutto nel tutto e al tutto impera,
     Ei prima, ei luce vera
     Che la tarda materia informa e accende
     Di senso e di pensiero,
     E dall’esilio de la terra intende