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glio? — Oh, non farei torto a nessun brano: la mi è andata tutta egualmente a sangue dalla prima fino all’ultima riga. — Però avrai rilevato con che sottile e velata ironia io abbia satirizzato i moderni sistemi d’insegnamento. — E come l’ho rilevato! io che sono così tenace dei sistemi vecchi: quella seconda parte è stupenda (mi immaginava che l’ironia dovesse venire in fine, dopo esaurita la munizione degli argomenti sodi.) — No, caro: è nella parte prima, e incomincia alle ultime righe della pagina sesta. — Ma sì, intendo bene la prima: ho forse detto la seconda? che balordo! è il mio vizio di proferire una parola per l’altra....” Io sudava freddo sotto a quell’inquisitore instancabile, nè so come la faccenda sarebbe andata a finire, se la providenza che veglia pietosa perfino sui bugiardi, non avesse fatto passare di là una signora di mia conoscenza, alla quale lanciai una così supplichevole occhiata, che deviò dal marciapiedi per venire in mio soccorso. Allora feci la presentazione di lei a lui e di lui a lei: le feci ammirare nel professore un uomo di lettere da non confondersi cogli altri di questo nome: dissi che aveva recentemente publicato una dissertazione che in Francia sarebbe bastata per farlo salire ben alto, ma qui non gli avrebbe fruttato che una moltitudine d’invidiosi: e licenziato l’amico con una di quelle strette di mano che non ammettono replica, mi avviai colla mia benefattrice, e sic me servavit Apollo.

Chi non è autore di libercoli, non può arrivare a comprendere l’importanza che costoro attaccano ai parti della loro mente. Per loro l’universo si concentra in quelle tre