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IX.


Della guerra bandita con tanta pompa per primavera, poco più si parla ormai; chè v’è pure, la Dio grazia, un argine alle pazzie nel senso comune degl’Italiani. Ma pure questo grido di guerra ebbe influenza sulla politica, sugli affari, sul commercio, sui fondi; cagionò danni ed intralci gratuiti. Ora domandiamo: con qual diritto, in virtù di qual legge fu usurpata un’autorità che dallo Statuto è devoluta al Re solo?

Se il Re facesse altrettanto, e violasse lo Statuto, che cosa direbbero i banditori della guerra al 1mo Marzo?

Io non conosco grado, non conosco gloria nè illustrazione per quanto splendida, che metta uomo del mondo al di sopra delle leggi.

Più è grande, più è illustre un uomo, e più deve dar l’esempio d’ubbidire alle leggi, tanto più in tempi come i nostri.

Quando si tratta di combattere e vincere la gran battaglia dell’indipendenza contro nemici interni ed esterni; quando interessi vulnerati, posizioni compromesse, contrastano con ambizioni nuove, con appetiti insaziati; quando serpeggiano inquietudini, ire, rancori; quando il seguire le regole ordinarie diventa difficile, e spesso pare impossibile a governati come a governanti, allora è più che mai importante lo stringersi tutti all’altare della legalità; allora è il momento di proclamare la supremazia della legge, d’elevarne in alto il Palladio, come s’alza uno stendardo quando è più ardente il calore d’una zuffa, onde non si disperda o si disordini l’esercito. Allora è il