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d’uomini liberi. E in un caso come nell’altro vorremmo dire d’avere finalmente trovata la Repubblica che ci vuole per l’Italia?

S’avrà finalmente ad esaminare se si dovesse fare dell’Italia un Gran San Marino?

Bisogna poi persuadersi, che qualunque fosse il nome o la forma apparente di questa Repubblica, non si potrebbe mai, coi nostri costumi, scostarsi in sostanza dalle forme che già abbiamo. Nessuno supporrà che si possano aver comizii e votazioni dirette come gli antichi, applicabili soltanto quando lo Stato sta tutto in una città. Si dovrà dunque avere una o due Camere, Elettori e Deputati come ora. La differenza starà nell’avere un Capo elettivo invece di un Capo ereditario, un Capo responsabile invece d’uno irresponsabile, un Capo estraneo invece di uno partecipe al potere legislativo.

Dicono che i re e le dinastie costano: temo però che costino di più le sovranità elettive. Vediamo Roma: ogni nuovo Papa deve naturalmente mostrarsi grato a chi l’ha aiutato a divenirlo. Egli, inoltre, ha intorno sempre un nuvolo d’amici, di servi, di clienti, di beneaffetti d’antica data, che hanno con lui sopportato il mal tempo, ed è naturale che vogliano godersi il buono. Di qui quelle regolari spogliazioni, quel regolare tramenío d’uffizi, d’impieghi ec. che distingue ogni nuovo regno, e del quale rimane il documento in ogni nuova pagina del libro d’oro dell’aristocrazia romana.

Ed a Roma almeno ciò non accade se non ad ogni nuovo regno, il quale può durare diecine d’anni. Ma agli Stati Uniti, ed in altri governi elettivi, ad ogni quattro o cinque anni siamo da capo!

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