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assai chiaramente c’insegna, che fu costume di coprire i teatri, ne hieme voluptas impudica frigeret: cioè che ai tempi di Settimio Severo si rappresentava sì nei teatri coperti, come nei teatri senza tetto, nè volte: e che questi teatri coperti non erano tenuti per feste di musica, nè per concerti delle rappresentanze, siccome gli Odei presso i Greci (Suid. in Lex. v. ᾠδεῖον, Schol. Aristoph. in Vesp. v. 1109, ed. Dübner), cui l’indole stessa delle musicali esercitazioni richiedeva, che fossero coperti. Io non negherò per tutto questo che i primi teatri coperti siano stati appunto gli Odei, la origine dei quali Vitruvio fa risalire a Temistocle, e la più parte degli storici a Pericle; ma credo l’uso di rappresentarsi d’inverno accennato da Tertulliano assai più conforme al genio romano, che non mostrò mai tanta inclinazione alla musica, come il greco. La iscrizione del Teatro scoperto ci dice che M. Artorio ne fu l’architetto, e che i due Olconii Rufo, e Celere costruirono col loro denaro CRYPTAM, TRIBVNALIA, THEATRVM.

A coloro che leggono questa lapida nasce spontaneamente desiderio di intendere, che cosa sia la cry-

    mo costruttore di essi; solo dico, che con tale correzione dell’odium io vedo chiaro il senso di Tertulliano. Non siete paghi, dic’egli ai pagani, di un solo teatro nelle città vostre, ne fabbricate due, uno nudum, l’altro non nudum, ma tectum: perocché i Lacedemoni i primi inventarono i teatri coperti, Odeorum paenulam ludis excogitaverunt. (cf. TECTVM PORTICVS CVM SVIS COLVMNIS ET PAENVL • DVABVS • ET • OPERE • TECTORIO in lapida di Aosta, Orelli I. Lat. 3284). Stazio colla medesima frase che Tertulliano, ha scritto: Et geminam molem nudi tectique Theatri (Silv. III, V, 91).