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prefazione 57

Il principe Anatolio Demidoff descrive nel suo Viaggio di Crimea le vaste rovine del palazzo dei sultani tartari, e allude alla tradizione surriferita; ma non sembra rigettarla come spuria. Ecco uno squarcio della sua relazione:

«Nell’harem circuito d’altissimi muri, e adorno di bagni e di sale di marmo, vedemmo l’appartamento in cui dimoravano le donne del Khan. Ma sono tutte deserte; appena qua e là scorgemmo qualche avanzo dell’incrostatura di legno; alle finestre alcuni brani di vetro colorito, e alle pareti alcune spere veneziane nelle quali le odalische talvolta si miravano. Quivi perì, secondo si dice, Maria Potozca che ispirò al Puschin il suo poema della Fontana di Bakcisarai......... Tra le fontane del serraglio due meritano special menzione. Sono coperte di arabeschi in rilievo, indorati e spiccantisi sopra un fondo chiaro e variegato. In queste fontane si trova adunato quanto il gusto asiatico ha di più squisito, e l’architettura orientale di più elegante. Una di esse diede il titolo al poema del Puschin....»

(Viaggio ec. Pag. 333-34, dell’edizione russa.)