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206 prefazione.

profferse di mettere a disposizione sua tutte le forze e i tesori dell’Ucrania. Intanto velava con arte le sue sorde pratiche; e affin di meglio velare i suoi disegni, finse di volgere i suoi pensieri alla morte. Più che sessagenario, ma ancora pieno di vigore, parve assumere ad un tratto i segni della decrepitezza. Attorniato da medici, stava abitualmente in letto, affettava l’esterno dell’uomo debole e sofferente. Evitava d’ubriacarsi per timore di svelare in mezzo all’ebrezza il secreto della sua defezione, e raddoppiava d’affabilità al fine di procurarsi l’affezione dei suoi primari offiziali. Cercando d’irritare lo zar contro i Cosacchi Zaporoghi, gli rappresentava che la loro indisciplina gli aveva costato una somma di cento mila scudi pagati ad una caravana di mercanti greci da essi spogliati, e toglieva a provargli che era interesse della Russia di domare quel popolo indocile. In pari tempo travagliava i Zaporoghi, insinuando loro che Pietro aveva giurato la loro perdita; voleva cedere la piccola Russia alla Polonia, e frattanto assoggettarli ad una disciplina regolare. Le cose erano in tale stato, quando lo zar n’ebbe sentore per la dichiarazione di Vassi Cocciubei, generale dei Cosacchi, e d’Iscra suo parente, colonnello di Pultava. Pietro non volle creder nulla da principio e pieno di fiducia inviò sotto buona scorta i due denunziatori all’etmanno, il quale li fece decapitare ai 14 di luglio dell’anno 1708. Mazeppa minacciato fu sollecito a fortificare le sue piazze d’arme; ma tale lotta diseguale ebbe un altro risultato di quello che egli credeva. La città capitale di Mazeppa (Baturino) cadde coi suoi tesori e colle munizioni in potere dei Russi; la forca fu il supplizio degli aderenti dell’etmanno, al quale fu tagliata la testa in effigie. Divenuto odioso ai suoi soldati dopo la scoperta del suo tradimento, gli riuscì a stento di raccoglierne un piccolo numero, e si recò da fuggitivo presso Carlo XII il quale s’avanzava verso l’Ucrania. Il conquistatore preferì il consiglio di Mazeppa a quello dei generali svedesi, e s’implicò nelle pianure di Pultava. Dopo la rotta dell’esercito svedese sotto le mura di quella città, Mazeppa si ricoverò in Valachia, poi a Ben-