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canto ventesimoquinto. 281

174 In questo il re Marsilio ne venía
     Con le sue gente per trovare Orlando,
     Ed ognun si vantava per la via
     D’uccidere il nimico minacciando;
     Diceva un certo Arlotto di Soria:
     La testa d’Ulivieri al tuo comando,
     Chè sai ben quanto m’è stato nimico,
     Ti porterò, Marsilio, come io il dico.

175 E Falseron volea cavare il core
     Al conte Orlando che il suo figlio uccise:
     Non si ricorda in Francia il traditore
     Che l’abbracciò più volte, e pianse, e rise.
     Marsilion, che disiava onore,
     In questo modo le schiere divise,
     E ricordossi ben di mano in mano
     Di tutto l’ordin ch’avea dato Gano.

176 Però la prima schiera cento mila
     Volle che fussi sotto Falserone;
     E missevi di satrapi una fila,
     Gente di pregio e d’alta condizione;
     Come colui che l’opera compila,
     Sì come savio, con gran discrezione:
     Fra gli altri un re di fama e gagliardia,
     Ch’io dissi appresso, Arlotto di Soria.

177 Turchion, Fidasso e Finadusto nero,
     Ch’era ben sette braccia per lunghezza,
     E porta un bastonaccio sodo e fiero,
     Il qual tanta arme, quanto e’ truova, spezza;
     Non basta a questo il giorno un cimitero,
     Tanti n’uccise per la sua fierezza:
     Il re Malprimo, e Malducco di Frasse
     Credo che ancora in questa schiera entrasse.

178 Dico ch’io credo di questo Malducco,
     Chè nella terza lo mette Turpino,
     Acciò che ignun non mi ponga al baucco10
     Che mi sia riprovato un bruscolino,
     Che il popol ne fa poi suo badalucco;
     Ma nella schiera del re Bianciardino
     Dugento mila cavalier vi misse
     Marsilio, avvegnachè di più si disse.