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164 il morgante maggiore.

109 I terrazzan tra lor son consigliati,
     E poi facien questa conclusione:
     Da poi che voi ci avete liberati
     Da quel malvagio e superbo lione
     Che tanti e tanti n’avea divorati,
     E tratti delle man di Faraone;
     Del signor tristo obligati vi siamo,
     E tutti in Francia con voi ne vegnamo.

110 E finalmente, ordinate le schiere
     In pochi dì, con Orlando ne vanno,
     Con quel lion nelle bianche bandiere
     Che insin di Babillona arrecato hanno;
     Tanto che presto potranno vedere
     Calavrione co’ suoi, che ciò non sanno;
     Il qual Parigi faceva tremare,
     E vuol suggetto il ciel, la terra, e ’l mare.

111 Già era Orlando sopra una montagna,
     Donde si vede il campo de’ Pagani,
     Che cuopre le pendice e la campagna,
     E pien di padiglion veggono i piani;
     Diceva Orlando con la sua compagna:
     Tosto con questi saremo alle mani.
     Ed Aldinghier parea troppo contento;
     Pensa quando in Parigi sarà drento.

112 Carlo la notte dinanzi sognava,
     Ch’un gran lione in Parigi era entrato
     Per una porta, e per l’altra passava,
     E tutto il campo aveva scompigliato:
     Orlando già alle mura s’accostava;
     Carlo si stava tutto addolorato;
     Sentì che nuova gente ne venía,
     E per dolor non sa dove e’ si sia.

113 E diceva al suo Namo: Più non posso:
     A questa volta so ch’io son deserto,
     Credo che ’l mondo ci verrà qua addosso.
     In questo tempo Orlando ha già scoperto
     Il segno del quartier suo, bianco e rosso,
     E conosciuto da tutti fu certo;
     E tutto il popol corre con gran festa,
     Ch’un testimone in Parigi non resta.