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148 il morgante maggiore.

29 Tu l’hai più volte che Giuda tradito:
     Ecco chi vuol parer buona persona!
     Di Carlo non m’incresce rimbambito,
     Che sempre ogni segreto ti ragiona,
     E non s’accorge d’essere schernito,
     Mentre che sente in capo la corona;
     E non si crede al cacio rimanere,
     Se non sente la trappola cadere.

30 Ma m’incresce d’Orlando mio cugino,
     E d’Ulivier, che ti credon ciascuno,
     Che il lupo voglia andar per pellegrino:
     Che dì c’hai fatto de’ boti forse uno;
     Se tu trovassi a caso un pecorino,
     Torrestil tu? Sì forse per digiuno:
     Tanto t’aiuti Iddio, quant’io tel credo,
     Io non ti crederrei, stu fussi il Credo.

31 Così sia tu tagliato a pezzo a pezzo,
     Come tu hai fatto questo tradimento:
     E non è il primo, e sarà forse il sezzo.
     Tu dì che se’ maturo un poco a stento:
     Tu fusti il primo dì fracido e mezzo
     Di tradimenti; e stu se’ malcontento
     Di questo fatto, io credo che tu scoppi,
     Non esser là, per farla in cento doppi.

32 Che dich’io cento? in più di cento mila;
     Non ti par forse a tuo modo ordinata?
     Ma se vi manca a questa tela fila,
     Tu n’hai pien la scarsella e la farsata,
     E tuttavia la mente ne compila,
     Insin che fia fornita la ballata:
     Vedrai che questo ancor ricorderotti:
     Andiamo in Francia, e là gastigherotti.

33 Io t’ho a impiccar, ribaldo rinnegato,
     Come tu sai che me impiccar volesti.
     Orlando, poi che molto ebbe ascoltato,
     Diceva ’Astolfo: Ve’ che lo dicesti,
     Tu ti se’ pure a tuo modo sfogato;
     Io vo’ che la quistione omai qui resti.
     Gan si doleva, e non gli parea giuoco;
     Ma ciò che dice è stuzzicare il fuoco.