57 Ecco ch’ognun questo caval vorrebbe.
Ah, disse Liombrun, tu non vuoi intendere.
Diceva Astolfo: E chi t’intenderebbe?
Disse il Pagan: Chi ti facessi scendere?
Rispose Astolfo: Più di me potrebbe;
O stu nol vuoi giucar, donar nè vendere,
Vo’ che tu l’abbi con la lancia in mano:
Prendi del campo, allor disse il Pagano.
58 Sanza più dir, rivoltati i cavalli,
Abbassaron le lance con gran fretta;
Ma, perchè la sua regola non falli,
Astolfo si trovò sopra l’erbetta
Tra mille odori e fior vermigli e gialli.
Alardo che ’l vedea: Sia maladetta,
Diceva, Astolfo, la tua codardia!
Mai più cadesti, per la fede mia.
59 Liombruno il caval voleva allora:
Alardo disse: Il credo, tu il torresti;
E’ c’è di molta via sassosa ancora:
Vedi che non se’oca, e beccheresti;
E’ ti convien con meco giostrar ora,
E stu m’abbatti, vo’ che tuo si resti;
Ma non istimo come lui cadere,
Ch’io non ismonto prima ch’all’ostiere.
60 Liombrun disse: Tu fai villania,
Ma non la stimo, perch’io non ti prezzo:
Veggiam come tu smonti all’osteria,
Tu ne potresti scender prima un pezzo;
Piglia del campo, e disfidato sia,
Ch’io so di chi sarà il caval da sezzo.
Alardo si voltò sì destro e snello,
Che ben parea di Rinaldo fratello.
61 Ah, disse Antea: E’ si conosce bene
La prodezza del sangue di Chiarmonte.
Or ecco Liombrun, che innanzi viene,
E con le lance si trovono a fronte;
Ma il Saracin d’Alardo non sostiene
Il colpo, ch’egli aría passato un monte:
La lancia gli trapassa il cor pel mezzo,
E morto cadde tra’ fioretti al rezzo.