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118 il morgante maggiore.

57 Ecco ch’ognun questo caval vorrebbe.
     Ah, disse Liombrun, tu non vuoi intendere.
     Diceva Astolfo: E chi t’intenderebbe?
     Disse il Pagan: Chi ti facessi scendere?
     Rispose Astolfo: Più di me potrebbe;
     O stu nol vuoi giucar, donar nè vendere,
     Vo’ che tu l’abbi con la lancia in mano:
     Prendi del campo, allor disse il Pagano.

58 Sanza più dir, rivoltati i cavalli,
     Abbassaron le lance con gran fretta;
     Ma, perchè la sua regola non falli,
     Astolfo si trovò sopra l’erbetta
     Tra mille odori e fior vermigli e gialli.
     Alardo che ’l vedea: Sia maladetta,
     Diceva, Astolfo, la tua codardia!
     Mai più cadesti, per la fede mia.

59 Liombruno il caval voleva allora:
     Alardo disse: Il credo, tu il torresti;
     E’ c’è di molta via sassosa ancora:
     Vedi che non se’oca, e beccheresti;
     E’ ti convien con meco giostrar ora,
     E stu m’abbatti, vo’ che tuo si resti;
     Ma non istimo come lui cadere,
     Ch’io non ismonto prima ch’all’ostiere.

60 Liombrun disse: Tu fai villania,
     Ma non la stimo, perch’io non ti prezzo:
     Veggiam come tu smonti all’osteria,
     Tu ne potresti scender prima un pezzo;
     Piglia del campo, e disfidato sia,
     Ch’io so di chi sarà il caval da sezzo.
     Alardo si voltò sì destro e snello,
     Che ben parea di Rinaldo fratello.

61 Ah, disse Antea: E’ si conosce bene
     La prodezza del sangue di Chiarmonte.
     Or ecco Liombrun, che innanzi viene,
     E con le lance si trovono a fronte;
     Ma il Saracin d’Alardo non sostiene
     Il colpo, ch’egli aría passato un monte:
     La lancia gli trapassa il cor pel mezzo,
     E morto cadde tra’ fioretti al rezzo.