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canto terzo. 43

13 Morgante presto assettava Rondello;
     Orlando verso la dama ne gía,
     Che vendicar voleva il suo fratello;
     Morgante sempre alla staffa seguía:
     Meridiana, come vide quello,
     Presto s’accôrse che Brunoro sia:
     Orlando giunse, e diègli un bel saluto;
     Disse la dama: Tu sia il mal venuto.

14 Se se’ colui ch’hai morto Lionetto,
     Ch’era la gloria e l’onor di Levante,
     Per mille volte lo Iddio Macometto
     Ti sconfonda, Apollino e Trivigante:
     Sappi ch’a quel famoso giovinetto
     Non fu mai al mondo, o sarà simigliante.
     Orlando disse con parlare accorto:
     Io son colui che Lionetto ho morto.

15 Disse la dama: Non far più parole,
     Prendi del campo, io ne farò vendetta.
     O Macometto crudel, non ti duole
     Che spento sia il valor della tua setta?
     Chè mai tal cavalier vedrà più ’l sole,
     Nè rifarà così natura in fretta.
     E rivoltò il destrier suo lacrimando;
     Così dall’altra parte fece Orlando.

16 Poi colle lance insieme si scontrorno:
     Il colpo della dama fu possente,
     Quando al principio l’aste s’appiccorno,
     Tanto ch’Orlando del colpo si sente.
     Le lance al vento in più pezzi volorno;
     E Rondel passa furiosamente
     Col suo signor, che tutto si scontorse
     Pel grave colpo che colei gli porse.

17 Orlando ferì lei di furia pieno:
     Giunse al cimier, che in su l’elmetto avea,
     E cadde col pennacchio in sul terreno:
     L’elmo gli uscì, la treccia si vedea,
     Che raggia come stelle per sereno;
     Anzi pareva di Venere Iddea,
     Anzi di quella che è fatta un alloro3,
     Anzi parean d’argento, anzi pur d’oro.