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canto decimoquinto. 303

9 E di Carrara e d’Arna è coronato,
     E molti altri reami tiene al mondo:
     E non sarebbe Marte biasimato
     Combatter con tal uom sì rubicondo.2
     L’Amostante, veggendol furiato,
     Rispose: In altro modo ti rispondo;
     Ritorna al tuo signor che ti mandoe,
     E dì ch’un gran baron gli manderoe.

10 Ricciardetto tornò nel campo tosto,
     E disse come il fatto era seguito,
     E quel che l’Amostante gli ha risposto.
     Lasciam costor posarsi un poco al lito,
     Chè ’l messo ha fatto quel che gli fu imposto;
     Torniamo all’Amostante sbigottito,
     Che non sapea che farsi, e sta sospeso
     E di tal caso avea nel cor gran peso.

11 Veggendol così afflitto, Chiariella
     Diceva: Io ci conosco un buon rimedio;
     Tu sai che ’l miglior uom che monti in sella
     Si dice ch’è Orlando; ond’io più a tedio
     Non ti terrò, diceva la donzella,
     Poi che tu se’ condotto a questo assedio;
     Sappi che quel che tu tieni in prigione,
     Il conte Orlando è, figliuol di Milone.

12 E credo che farà sol per mio amore
     Ciò ch’io vorrò, chè così m’ha promesso
     Più e più volte, ch’io gli ho fatto onore
     Sempre dal dì che in carcere fu messo.
     Subito crebbe all’Amostante il core,
     E disse: Può Macon far che sia desso:
     Troppo mi piace tu l’abbi onorato,
     Chè ’l Ciel per nostro ben l’ha riservato.

13 Ma vo’ che mi prometta ritornarsi,
     Finita la battaglia, poi in prigione,
     Chè ’l gran Soldan potre’ meco adirarsi,
     Chè sai ch’io ’l presi a sua contemplazione:
     E qualche modo poi potre’ trovarsi
     Per questo mezzo alla sua salvazione.
     E Chiariella a Orlando n’andò presto,
     E d’ogni cosa gli chiosava il testo.