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sentire. L’errore di molti, talvolta anche sommi per altri rispetti, fu cagione dell’anatema che da alcuni critici, troppo severi e impazienti d’esame, venne lanciato contro la fantasia, quasi impossibile ad essere amicata col cuore. Il cuore ama il semplice, dicesi comunemente, e dicesi vero: ma forse che non possono darsi fantasia e semplicità insieme accoppiate? Il cuore è raccolto ne’proprii sentimenti, e tende diritto al suo fine; ma forse che non è conceduto alla fantasia di procedere con velocità, quando occorra? Vorremo negare per altra parte che manchino al cuore, appunto quando è più bollente e abbandonato a sè stesso, e delirii, e visioni, e creazioni bizzarre di ogni maniera?

Chi volesse indugiarsi alcun poco nella considerazione di questa materia, troverebbe ch’ove il cuore continui nel riferirsi ad un dato oggetto che lo comprende, fa parte, senza più, alla fantasia del suo foco, per cui esso oggetto o viene ricreato se lontano, o se vicino alterato, secondo il bisogno della passione dominatrice. E verissimo che il cuore parte sempre dalla realtà per farne fondamento alle sue finzioni: ma forse che anche la fantasia, a bene considerarla, non tiene la medesima strada? E i suoi composti, chi sappia maestrevolmente discioglierli, non si troveranno formati di principii reali, che, in certa data guisa congiunti, rendono apparenza di tinzione auzichè di vero? Vorremo negare