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quanta malvagia desterità sanno indirizzare la punta del mortifero strale a colpire di piaga profonda ed irremediabile! Voi non vedrete mai cotestoro gittarsi sulle riputazioni come la belva generosa sopra il nemico che vuole sbranare, ma avvolgersi intorno ad essa a somiglianza del serpe. Gli udrete cominciare dal panigirico più sfoggiato, per riuscir poscia nella critica più sanguinosa. Non è quel che dicono ciò di cui dovete temere, gli è quello che tacciono. Sono le reticenze perverse, le obblique eccezioni, i ma, i se, le condizioni funeste che aggiungono ad ogni loro proposizione. Quel male del loro prossimo, che detto spiattellatamente moverebbe la stizza o la nausea, lasciato indovinare, e mostrato solamente da lontano, e come traverso un velo, velo però leggerissimo ad essere trapassato, irrita la curiosità, contenta la nostra naturale tendenza all’invidia ed alla malizia, ed è quel di peggio che posso tentarsi a danno di chicchessia.

Perchè quelli che lodano non seguono l’arte di questi sciagurati mormoratori? Perchè non si studiano di cogliere quelle supreme particolarità di un’azione o di una persona che la rendono singolare, e ci mettono sulla via di presumere assai facilmente altre particolarità innumerevoli dell’azione stessa e della stessa persona? Ben peraltro si dice che a lodare convenientemente ci vuol maggior dose di buon senno che a convenientemente censurare. E davvero ci hanno cer-