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mente trascegliere, tra le innumerevoli accidentalità che accompagnano un fatto, quelle che sono più atte a farne indovinare molte altre, sarà egli mai altro fuorchè un raccontatore prolisso, da movere la nausea ne’ suoi ascoltatori? Non è scarso pur troppo il numero di questi parlatori stemperatissimi, i quali, dando del grosso somaro a qualunque gli ascolti, nessuna pretermettono delle notizie più ovvie e più dozzinali. E non giova, quando ti accade parlare con questa ineffabile razza di seccatori, scuotere ad ogni poco la testa, e mostrare che ti si parla di cosa notissima; il petulante balordo tira innanzi colla sua interminabile filastroccola, e ti martella l’orecchie senza misericordia, per modo che quando il racconto è arrivato alla parte importante, e veramente utile ad essere saputa, ti ha già colto il sonno. Sono per lo più quelli che ti afferrano per l’occhiello della giubba, o ti accarezzano la manica, o ti soffiano nel viso il loro incomodissimo fiato mentre favellano. E se ti trovi avere un muro alle spalle, tanto t’incalzano coi loro gesti, che ti confinano tra il muro ed essi, di dove non hai più scampo.

Ma l’importanza di quelle parti di un discorso che vogliono essere sottintese non può conoscersi meglio che attendendo al modo tenuto dai mormoratori nelle loro calunnie. Oh come troppo bene conoscono quelle vipere accorte ove infondere il loro veleno più acconciamente! Con