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agli scrittori! V’è anzi un’ultima squisitezza di sentire, che dall’arte dello scrivere non può essere ricopiata per guisa alcuna. Aveva ragione quel critico francese nei cui precetti rettorici si legge potersi far incetta sul mercato di figure oratorie assai più effettive ed acconcie che nel foro. Ponete mo’ la penna in mano ai garzoni o alle rivendugliole del mercato? Ovvero fate che ciò ch’esse espressero di presente nel bollore della passione, ve lo ripetano a mente riposata? Troverete la loro eloquenza esserne ita iu fumo, quando pure non risorga alla narrazione il calore dell’affetto. Ecco il primo spazio onde sono separati gli scrittori dalla universalità degli altri uomini, il potere cioè rendere permanente nelle opere loro, e col mezzo dell’arte, ciò che in altri momenti è istantaneo, e derivante da sola natura. Ancora que’ primi perdono di evidenza, e però di efficacia, a ogni poco che sia mutata la condizione degli uditori, quando l’arte dello scrivente rende sensibile i pensieri di lui ad una sfera di persone molto più ampia e variata.

Se da un lato bastasse il solo sentimento a darci un autore ne avremmo, a così dire, in ogni uomo, che non fosse di quelli affatto sprovveduti d’animo impressionabile; e per altra parte, se pochi veggiamo esser quelli cui ragionevolmente si convenga il titolo d’autori, ciò vuol dire che il rendere durevolmente sensibili agli