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ch’ivi non è vera grazia ove non è innocenza. Dopo questo sarà facile giudicare fin dove esser possa grazioso il sorriso. L’eleganza s’innesta anche al vizio. Può avervi eleganza in una calunnia; provatevi, se vi dà l’animo a farla graziosa. Una poesia poco decente potrà chiamarsi elegante, non crederei di poterla chiamare graziosa.

Egli è da por mente che la grazia non cangi natura e non diventi smorfia, appunto come l’eleganza può diventare affettazione. Nulla può avervi di tanto malagevole quanto il segnare l’ultima linea oltre la quale non è conceduto passare, chi di grazioso non voglia mutarsi in ismorfioso. Avvertano bene, le donne singolarmente, per le quali sembrano fatte le grazie, a non creder tali le smorfie. Lo stesso gesto, lo stesso inchino, la stessa rivolta di capo, che in Felicita è grazia, è smorfia in Aspasia. Chiamati a scegliere tra smorfia ed affettazione, per poco non diciamo quella essere peggiore di questa.

Lo spirito d’imitazione, che dà origine a tanti lagrimevoli errori, cagiona eziandio la più parte delle smorfie e delle affettazioni. Quanto dispetto ne prendo al veder ricopiate certe attitudini, certi movimenti, certe foggie di discorso tutte proprie di tale o tal altra persona! Illusi breve ora dalla rassomiglianza, ci lasciamo andare ad una piacevole commozione, quando un minimo che discordante dal tipo che portiamo nell’ani-