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mo udendo le parole di Aristo che lo predicavano a tutta gola furfante.

III.

GRAZIA, ELEGANZA, SMORFIA
E AFFETTAZIONE.

Anche la bellezza può non piacere; e quando non piace, che cosa le manca? La grazia. Che cosa è ella mai questa grazia? Non direbbe forse male chi la chiamasse l’anima della bellezza. Del bello si possono per certa tal quale maniera dichiarare i confini, le proporzioni, appunto come si fa dei corpi, ma della grazia non è possibile parlarne con tanta precisione. Appena appena ci sarà dato intenderne alcuna cosa per via di confronti, appena appena indicare alcuna fra quelle note che le sono proprie. Certo è ch’essa parla più sensibilmente e più efficacemente della bellezza, e l’anima intende fino all’ultima sillaba di quel muto linguaggio. Non è dunque senza ragione e senza utilità che ci occupiamo con qualche amore in questo argomento.

Altro è grazia, altro eleganza. È necessaria questa distinzione, trattandosi di cose che possono essere assai facilmente scambiate una per l’altra. Non siamo primi a notare questa differenza; ci studieremo tuttavia nel ripetere le al-