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ai lettori, altrimenti vi so dir io, che tornati al lavoro l’uditore vi sarà scappato dinnanzi.

Per estendere alquanto il discorso, e dar ad esso quella importanza che da sè non avrebbe riferendosi ai soli lavori d’arte, potrebbesi osservare che questa stessa unità vuol esser studiata e possibilmente osservata eziandio nel costume di ogni uomo. In questo caso l’uso amerebbe che la si chiamasse piuttosto coerenza. Questa coerenza rende l’uomo tetragono a’ colpi della ventura sia favorevole sia nemica. E qui ancora richiedesi una certa velocità. Bisogna per altro che c’intendiamo, affinchè non sembri che io voglia fare il panigirico dell’impetuosità e della precipitazione. So anch’io ch’egli si vuole andar lenti nell’operare; ma, e forse che questa lentezza non è richiesta anche nei lavori d’arte? Ciò non esclude la subitaneità della visione.

Tra chi conosce subito il buono e il rio di un’azione, e giovasi poi del tempo e del ragionamento a meglio accertarsene, e chi ha bisogno del tempo e del ragionamento per quella cognizione, quale credete voi sia migliore? Ne più nė meno accade all’artista, che afferrata l’idea generale, e come a dire dominante del suo lavoro, v’impiega attorno lo studio ad attuarla. Ciò che abbiamo detto di certe opere può dirsi egualmente di certe azioni: sono buone non c’è a dire; ma non sono di getto. È generoso