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che ha sovra la testa si regga a dovere, e simili altre distrazioni che ben palesano la poca parte che l’animo prende alla narrazione? Non altrimenti accade a chi legge un libro di cui le prime dieci pagine appariscono visibilmente scritte d’inverno al tepor del camino, le dieci seconde tra gli alberi e le fontane della villa. Quante volte mi succede di dire a me stesso, mentre leggo qui l’autore depose la penna e andò a fare una passeggiata; qui fu interrotto dalla visita di un seccatore; qui lo prese la noia e si addormento. E allora, che voglia posso sentirmi io stesso di continuare?

Esaminando la cosa più seriamente, la vastità dell’ingegno in che consiste, se non nel saper comprendere d’un guardo solo un numero maggiore di oggetti, di quello sogliano gli altri nomini a cui l’ingegno non è più che mezzano? Pochi sono quelli, cui la natura fosse tanto matrigna da non conceder loro che veder sappiano successivamente quanto altri potè vedere di lancio. La gagliardia delle impressioni, che sono atti a ricevere certi animi sovranamente squisiti, nasce da ciò, che in essi riflettonsi simultaneamente compendiate le parti tutte di un dato oggetto, e vi cagionano quella forte e complessiva visione che li rapisce nell’entusiasmo; laddove gli altri non sono commossi che un po’ alla volta, quando da tale, quando da tal altra parte del medesimo oggetto, sicchè al sorvenire del-