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to non diverta?) in generale tornano disgustosi spesso ancora intollerabili a chi gli ascolta, o ha che fare con essi. È dunque da vedere se ci sia rimedio alcuno a togliere affatto, o a rendere meno nocente una tale infermità. Qui dobbiamo tosto ricorrere alla distinzione da noi posta fra astratti e distratti. Siccome, per quanto abbiamo detto poc’anzi, gli astratti sono tutti con l’animo tutto in un dato pensiero, quando vogliano non essere incomodi alle persone, badino a tenere i loro discorsi, e le loro azioni entro i confini prescritti da quel pensiero che li possiede. Con questa avvertenza il difetto stesso tornerà in loro vantaggio, dacchè parlando il faranno più acconciamente di quello potessero altri, e ciò in grazia del lor aggirarsi continuamente entro quella loro periferia. Non che questa sia semplice avvertenza, è da reputarsi obbligo espresso ingiunto a chiunque non voglia incorrere nella taccia giustissima d’uomo che voglia farsi grave al suo prossimo colle proprie fantasticherie. Chi ha l’animo o la mente preoccupata da’ suoi studii, da’ suoi traffichi, dalle sue galanterie, perche ne viene in mezzo alla gente, se da quei studii, da que’ traffichi, da quelle galanterie gli è tolta abilità di badare, di partecipare a ciò che si fa o che si dice fra la gente? Oh! egli ci viene per divertirsi. E che diritto ha egli di divertirsi seccando il prossimo? O forse quando volesse adoperare con un po’ di discrezione, gli