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sere non più che un ballo, e non più che una cantilena. Se vi ha chi voglia tentare un a solo, non dite ch’egli fa male per questo che non entra nel vostro cerchio; o se intuona un’aria novella, non la proclamate malvagia perchè non sapete tenergli bordone. Ne v’inorgogliscano i battimani; potrebbe cangiar la fortuna prima del calar della tenda e quelli che vi sono incentivi a montare in superbia, sono applausi dati molte volte a tutt’altro che alla vostra voce e ai vostri scambietti. Io non so se l’allegoria, forse alquanto prolissa, possa piacervi; ma quanto al significato morale, davvero che non parmi di avere il torto. Sarà questo un aggetto del mio amor proprio?

VIII.

L’ASPREGGIA ALTRUI.

Tutte le passioni, quando dirette e regolate non vengono secondo ragione, sono paragonabili al toro di Perillo; il quale, come scrive il poeta, fece muggire per primo colui

          Che l’avea temperato con sua lima.

La ricerca del piacere, ch’è pure si naturale ad ogni uomo, quando non si proponga una meta ragionevole, e per arrivarla non adoperi ragionevoli mezzi, sommerge la nostra vita in un