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rimanessero all’operare e a godere dopo quello di cui vede la luce. Di qui l’impazienza e la spensieratezza. Parlate del domani alle fervide menti Eppure quel domani, che i vecchi sauno aspettare, con quanta maggior ragione non dovrebbe essere aspettato dai giovani? I vecchi, differendo ad altro tempo l’effettuazione dei loro desiderij, a quanto maggior repentaglio non pongono il bene che dall’adempimento di que’ loro desiderij si vanno ripromettendo!

E dove lascio il desiderio della vita, da cui si genera la speranza? O direte che i giovani essi pure sperano di vivere? Questo sarebbe come a dire che uno, avendo buone gambe, spera di camminare. So anch’io che la vita tanto può essere tolta repentinamente ai giovani quanto ai vecchi; e ancora chi ha buone e sane le gambe può sentirsele mancar sotto al primo passo, o può mettere il piede in fallo per cui se gli scavezzino. Chi è tuttavia che non sappia, dirsi a modo di proverbio i vecchi dovere, i giovani poter morire? È dunque proprio della molta età lo sperare, e della giovane il credere probabile la continuazione del vivere. Notate poi che nella speranza della vita si comprende la somma di molte speranze, a non dire di tutte, e gli è appunto a questo che forse ha principalmente badato il poeta.

Conchiudasi adunque che i vecchi sperano più dei giovani, perciò che, oltre all’aver desiderii