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A tutto quello che ho fin qui detto è da soggiungere che nascendo in noi gli appetiti in numero corrispondente a quello degli oggetti che sono atti a suscitargli, potrebbesi conchiudere un maggior numero di anni dover eccitare di necessità una copia maggiore di appetiti, in quanto danno luogo alla contemplazione di un maggior numero di oggetti. Ma qui potrebbe insorgere taluno, dicendo che l’esperienza ci avverte dell’inutilità di un gran numero de’ nostri desiderij, e c’insegna per conseguente a disaffezionarci a moltissime fra quelle cose che pur credevamo si facili a conseguire quando il nostro intelletto era acceso della giovanil confidenza. Io vorrei pure che ciò fosse vero, e non accadesse, come diceva, o che nuovi appetiti vengono surrogati a quei primi, o che quanto l’uomo ha guadagnato alcu· na volta circa il numero de’ suoi desiderij non gli toccasse di perderlo rispetto all’intensità! Per qualche ragione si dice anche essere tanto mutabile la giovinezza.

Ma non è tuttavia a questo, credo, che mirasse il poeta, chiamando la speranza amica de’ vecchi, o non è a ciò solamente ch’egli avesse riguardo. È da notare che, in opposizione a quanto può sembrare sulle prime, sono i vecchi quelli che tengono più l’occhio al futuro e vi fanno disegno sopra. Alla gioventù appena appena sta davanti il presente, e così essa impetuosa si getta su ciò che le piace, come altri giorni non le