Pagina:Prose e poesie (Carrer) II.djvu/239


(237)


Una, sol una, o meglio
     Estro si chiami o genio,
     È la virtù che speglio
     A sè l’ampio spettacolo
     Fa di natura, e guida,
     Imitatrice fida,
     49Ad alta meta il plettro ed il pennel.

Tu quindi, a cui le tele
     Lunghi e sereni pregano
     Gli anni, to a noi, Michele,
     Farti creduto interprete
     Puoi dell’ignota forza
     Che varia agita e sforza
     56Chi tanta accoglie in sè parte di ciel.

Certo qualor la pietra
     Tracciavi tu di morbide
     Orme, cui non penetra
     L’acre licor, che i liberi
     Spazii operoso scorre
     E dal glutine abborre
     63Che bruno indi la carta a tinger va;

Certo in quell’ora molta
     Parte del genio, all’inclita
     Donna compagno, accolta
     Era in tua mente, e i fulgidi
     Occhi, le chiome, i manti
     T’uscian simili ai canti
     70Che tacer non potran per lunga età.