Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/67


59

cuna, si credono fare il loro debito magnificando le altrui ommissioni, e stimando quello che rimane a fare sempre migliore di quello che venne fatto.

Quanto s’è detto in generale degli uomini tutti può dirsi degli artisti più particolarmente, ossia di quelli che si occupano della rappresentazione del bello sotto forme sensibili, qualunque sia il mezzo da essi adoperato in simili rappresentazioni. E qui ancora come negli altri casi il meglio si mostra nemico del bene. A secoli addottrinati, e di finissimo gusto, succedono secoli d’ignoranza e di corruttela. Della qual corruttela chi voglia indagare le riposte cagioni le trova appunto in ciò, che l’irrequietudine, naturale all’uomo, non appagandosi di quanto fino a quell’ora erale conceduto di assaporare, nè potendosi forse dall’infermità nostra passar oltre, tenendo il retto cammino, altre strade sono tentate, quasichè il divertire fosse avanzare, a simiglianza di chi, errando smarrito per gli andirivieni di un labirinto, si crede progredire verso l’uscita quando non altro fa che ritornar sui suoi passi. Oltre a questo fatto, la verità del quale è provata dalla continua esperienza, anche negli studii accade il medesimo che abbiamo notato succedere negli altri accidenti della vita, in quanto che molti uomini, cui manca il coraggio o l’abilità di produrre alcun che del proprio, si contentano di metter il dente sull’opere altrui lacerandole, e ciò fanno o palesemente e per via diritta con