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cioè potrò presentarne a’ miei lettori il disegno col mezzo dell’incisione o della litografia, senza che riuscirei, a quanto credo, inintelligibile, come riescono per lo più tutti quelli che vogliono far senza degli occhi, in quelle cose che fatte sono, più che altro, per esser vedute.

La macchina s’intitola scampimetro, e fu immaginata pensando all’innumerabile quantità di seccatori che infestano il mondo, e dei quali essa è destinata a tener lontana il più possibile la funesta influenza. Forse che siffatta invenzione non deve esser posta in riga colle più utili ed importanti? C’è cosa al mondo più utile ed importante del tempo, di cui i seccatori ci rubano tanta, e spesso anche l’ottima parte? Non è la noia, se non il pessimo, certamente de’ peggiori fra i mali? E non sono i seccatori che ce la fanno ingollare in dosi sproporzionatissime alla nostra pazienza? Qual dunque non è il pregio dello scampimetro! Quanta la nostra obbligazione al signor G. A. che ne fu l’inventore!

Non pochi sono gli ostacoli coi quali deve lottare la macchina intenta a scampare la razza umana dalla maligna influenza de’ seccatori. Altri nascono dalla massa prodigiosa de’ seccatori stessi, altri dalla loro varietà indefinibile; molto contrasto fanno le sostanze eterogenee colle quali sono per lo più amalgamati, e molto ancora quanto v’ha in essi di repentino e non agevole ad essere presupposto. L’atmosfera di cui si circondano i seccatori, (con palese antitesi