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no accecati; ma vanno innanzi con eguale circospezione, e non si credono cresciuti d’un ette, quand’anche il mondo volesse gonfiarli delle sue acclamazioni, e por loro sotto il piedestallo, come si fa colle statue. È un vero gusto a vedere imbattersi alcuna volta per istrada Endimione e Tiresia: quello dritto alla posta per cui s’è messo; questo qua e là alla carlona e dove piace condurlo alla ragazza sventata. Il primo non dir parola, ma passar oltre tranquillo, con in mano il guinzaglio a cui tiene appaiati i suoi bracchi vigili a dargli avviso di tutto che avvenne; l’altro vociferando le sue profezie, e promettendo miracoli a chi ha la bonarietà di ascoltarlo. Io so questo e quest’altro, ho veduto ogni cosa e alcun che di più; e si mette la mano agli occhi a mostrare che s’egli è cieco divenne tale dopo aver veduto, e veduto più là che non si concede all’universale. Ma lasciamo che se ne vada alla buon’ora, e con esso la ragazza, e i suoi pronostici peggio che d’almanacco; e se incontriamo alcuna volta il taciturno e prudente Endimione, ora che lo abbiamo conosciuto, salutiamolo amorosamente, e studiamoci di farcelo amico. Vi assicuro che Diana non lo saprà, o sapendolo non ne sarà punto gelosa. E quando è mai stata gelosa la verità?