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un vigliettino amoroso, quanto una sentenza di morte. Che dunque? Non presumere che le debbano tutte esser rose, e per alcune spine che ci trafiggono non darsi così subito al disperato. Scrivere e poi distornare alcune parti della scrittura per riporvene delle migliori, è quello che si fa da tutti i maestri di stile; ma conchiudere ogni nostro studio col cancellare è un pò troppo. Anche qui s’intende acqua, non il diluvio. A chi si volge indietro a leggere nella pagina della propria vita, e ci trova di molti sgorbii, certamente non gode l’animo; ma dovrà egli per questo augurarsi che fosse tal pagina su cui nulla potesse leggersi, né in bene nè in male, come gli sciagurati che non fur mai vivi?


PASSIONI E VIRTÙ LAPIDEE.


Mi piace far eco alle lodi che da tutte le parti si danno all’ingegnoso ritrovamento del bellunese signor Girolamo Segato. Non mi arrischio per altro a parlarne con apposito discorso, stante che non mi trovo possedere quella dottrina nelle scienze naturali, che si domanderebbe a rendere autorevoli le mie parole. Chi ne volesse una larga notizia si contenti di comperare un libretto venuto fuori a questi giorni in Padova, dalla tipografia Cartallier, e che s’intitola: Dell’artifiziale riduzione a solidità lapidea e inalterabilità negli animali, scoperta da Girolamo