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I TERMOMETRI.


C’è un arnese ingegnoso nella mia stanza, al quale io porto amore come a fratello. Senz'esso non mi arrischierei a lasciarmi riscaldare dalla stufa quando il rigore dell’inverno è più intenso: è per esso che mi è dato sapere fino a qual punto io possa godere del ristorante tepore. Io guardo ad esso come a volto di amico, ed ei mi fa cenno, notandomi grado per grado tutte le differenze, anche le meno avvertite, di quella limitata atmosfera in cui vivo molta parte del giorno. Anche da me non interrogato ei continua a rispondere; io posso dormire tranquillamente perch’ei sempre veglia. Caro termometro! È sorretto da due colonnette nei lati, e sorge nel mezzo con un arco acuminato, come quello de’ gotici edifizii, sotto il quale è disteso il picciol tubo che contiene il mirabile metallo, presto a salire e a discendere secondo la varia condizione della circostante atmosfera. Si potrebbe proporlo ad emblema di un animo squisitamente affettuoso, a cui si fanno sensibili tutte le impressioni che possono tornar vantaggiose o funeste all’amico; e non contentandosi di rima-