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IV. CONDIZIONE POLITICA.


Venute erano in questa condizione le lettere nella nostra città, quando il Pezzoli cominciava ad esercitarvi la mente; nè dalle lettere discordavano, quanto a perplessità e confusione, i costumi e le opinioni prevalenti nel popolo e negli ordini più elevati. Di fatti in alcuni l’amore delle antiche cose si era cangiato in dolorosa maraviglia, o in dispettoso abborrimento alle nuove; mentre l’amore delle nuove traportava in altri i pensieri e gli affetti all’insolito e all’esorbitante: sicchè l’indignazione della sconfitta, del pari che l’ebbrezza della vittoria, cospiravano miseramente a pervertire giudizii e a rincrudire passioni tra loro opposte con egual danno. Chè nè la sventura aveva decoro, nè la fortuna serenità; ma in tutti e da per tutto un operare a dismisura, e una lotta infelice tra petulanza ed orgoglio, che il tempo ha mostrato funesti e impotenti ad un modo. Questo quanto alla parte de’ cittadini che primi rimangono percossi nelle grandi mutazioni, e ne’ quali tengono gli occhi le parti della società più rimesse. Ma gli altri a cui le novità non approdano che a mano a mano, come quelli in cui devono radicarsi più saldamente, nulla più intendevano di quanto accadeva, fuorchè come d’una singolare sventura, che molti ancora stimavano non altro che passeggiera; sicchè l’esterno repentino ope-