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NOTA A “ITALY„


Il lettore non ha certo bisogno dei miei lumi per leggere e interpretare il povero inglese de’ miei personaggi. Gioverà tuttavia ricordare la pronunzia netta in a o aa che hanno, nella bocca dei nostri reduci di Mèrica, le parole come flavour (pr. fléva), néver (pr. néva), steamer (pr. stima) e simili. Il grido dei figurinai, Buy images’ (= comprate figure), suona, in bocca loro, bai imigìs. E cheap (pr. cip) vale: a buon mercato. Molte parole inglesi sono da loro accomodate a italiane: bisini (per business) = affari; fruttistendo (per fruitstand) = bottega di fruttaiolo; checche (per cakes) = paste, pasticci; candi (da candy) = canditi; scrima (per ice-cream) = gelato di crema; baschetto (per basquet) = paniere da metterci le figure; salone (per saloon) = trattoria, bettola; bordi (da board) = pensioni, abbonati; stima (per steamer) = piroscafo; ticchetta (per ticket) = biglietto; cianza (per chance) = sorte, occasione. Barco dicono per bastimento.

Molly è vezzeggiativo casereccio per Mary o Maria; doll significa bambola, ed è anche vezzeggiativo di Dorothy.

Sweet (pr. suìt) vale dolce, ed è, per dir così, consacrato a home. Casa mia! Casa mia!

Brutta parola, dopo queste così dolci, è dego, così pronunziata. Deriva, mi pare, da dagger = pugnale.

Quanto alle rime con Italy, mi difenda, se accade, Shelley che rima, per esempio, she con poesy e die con purity (The Witch of Atlas; 26, 36).