Pagina:Prato - Il protezionismo operaio - 1910.pdf/3



PREFAZIONE



Quando, alcuni mesi sono, il signor Samuele Gompers percorse banchettando le città d’Italia, i rappresentanti e gli organi delle classi operaie, tutti occupati a dibattere la legittimità delle sue credenziali dal punto di vista della ortodossia proletaria, dimenticarono di rivolger la loro attenzione ad un problema alquanto più importante per gli interessi nazionali: quello di vedere per quali moventi di dissimulato tornaconto questo condottiero di sindacati americani avesse giudicato opportuno di recare in persona attraverso l’Oceano il saluto della fratellanza e della solidarietà ai concorrenti più temuti delle organizzazioni che lo riconoscono capo, tentando di stringer rapporti e iniziar trattative nell’ostentato intento di un vantaggio comune.

Non molto acume occorreva, a dir vero, per scoprire, sotto le abili circonlocuzioni di prodigata affabilità, le intenzioni recondite di quella ambulante propaganda; né mancaron fin da quei giorni coloro che, astraendo dalle ristrette preoccupazioni in base alle quali elevò pur qualche dubbio la partigianeria demagogica, ne scorsero e denunziarono senza ambagi il significato reale1. Ma ciò non valse ad abbassar d’una nota il calore dei brindisi salutanti, nella gioconda terra d'Italia, il passaggio dell’astuto emissario. Partito il quale nessuno si preoccupò altrimenti dei problemi che la sua venuta aveva un istante suscitati ed assorti all’onore della discussione pubblica, né vi fu chi richiamasse l’attenzione sul significativo indizio che l’evento, in apparenza trascurabile, rappresentava rispetto ad uno dei più vitali interessi della patria nostra.

La verità è che la visita amichevole del cittadino Gompers non fu se non un episodio, d’importanza per sè stesso assai limitata, della formidabile tendenza che matura oltre Oceano ai danni delle



  1. Cfr. tra i più espliciti, l’Economista d’Italia, 20-21 settembre 1909.