Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/95

45Ditegli ch’io sperai dar di mia vita,
in questa di mal seme ispida valle,
piú gentil segno. Ma l’etá fuggita
non rifa il calle.
E mal si doma la presente noia,
50né la speme futura è piú gioconda.
Ahi! sulla barca della nostra gioia
passata è l’onda,
come quando al nocchier naufrago mugge
scellerata ne’fianchi; ond’egli mira
55su dal livido inferno il di che lugge,
ricade e spira.
Oh mie limpide aurore! oh de’ miei monti
crime, ov’io stetti e favellai con Dio!
oh rosati crepuscoli! oh tramonti
60del cielo mio!
Quand’io rammento il suono acre de’ corni,
e le cacce, e le prede, e i prandi lieti
sotto le vespertine ombre degli orni,
o tra i vigneti;
65quand’io ripenso le mie dolci rime
cantate in faccia alle nascenti stelle,
e lo slancio dell’anima, sublime
al par di quelle;
quand’io ricordo i lenti occhi e le nere
70trecce d*Elisa, vergine pensosa,
che cinque consolò mie primavere,
ed oggi, ahi! posa