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50E il candido tuo velo
parla al tuo core, ed io
parlo con ogni iddio
di questa selva, e il pelago
parla di noi col cielo;
55e, piú che giunco il rivo o foglia il ramo,
Azzarelina, io t’amo.
È questa selva eterna,
perché ritorna maggio,
perché degli astri il raggio
60molle ne irrora i cespiti,
pur quando gela e verna:
perché fresco un umor, come in noi due,
stilla nell’urne sue.
Qui sorgerá la festa
65dei bruni veltri ancora;
e alla ridente aurora,
dei mandriani il cantico
s’udrá per la foresta;
e numi e ninfe nelle consce grotte
70invocheran la Notte.
Sui talami muscosi
quanti sospir sommessi,
quanti teneri amplessi,
mentre usciran le amabili
75Ore danzando! O ascosi
baci rapiti ai sacri boschi in seno,
chi vi pon legge o freno?
Non ha dolcezze uguali
fior d’ibla o fior d’Inietto,
80o nel divin banchetto
ciò che invermiglia il calice