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XXVII

BUGIE

Con ciò sia cosa che quel che si mira,
quel che si pensa e quel che si figura
non è che un’ombra che gira e rigira,
rosea talvolta e il piú sovente oscura;
e l’amor nostro e la speranza e l’ira
passa col vento, e piú che un fior non dura
e quest’uom che s’allegra o si martira,
sua saldezza non ha che in conghiettura;
con ciò sia cosa che, fatta ogni prova
ed ogni conto, del veder la vita
il sognarla dormendo a me piú giova:
dormiam. L’altre bugie togliermi ponno
la virtú del patirle; alta, infinita
e senza insidie è la bugia del sonno.

XXVIII

LUPO E TEDIO

In cima di selvaggio ermo dirupo
suo ruvido moschetto il pastor spiana
contro la bianeicante ombra del lupo,
che spuma, a notte, da la negra tana.
Poi quando rompe a le tenebre il cupo
la oriente nel ciel stella Diana,
morto e’ lo canta, e con le agnelle a strupo
giú per li verdi paschi s’allontana.
E tra i cespugli, a la vorace e tetra
fame de’corvi, si riman l’infranta
belva caduta a insanguinar la pietra.
E anch’io son tale, che il mio tedio uccido:
poi, di tutto in oblio, l’anima canta
coi fantasmi che salvi escon del nido.