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vi - dai «nuovi canti» 177



     Ah! se nel grembo a un’isola
50o in un remoto speco
chi die’ la vita agli angeli
ti facea nascer meco!
Stati sarien partecipi,
in quelle verdi chiostre,
55delle allegrezze nostre
il mare immenso e il ciel.


     Noi, passeggiando il pelago
lunghesso i fior del lito,
ebri di gioie insolite
60avremmo sempre udito
tutto d’amor sorriderci,
d’amor parlarci tutto,
la luna errante, il flutto,
la barca e il venticel.


     65Quando alle dubbie tenebre
chiuso tu avessi gli occhi,
t’avrei raccolto, angelica
donna, su’ miei ginocchi;
rasciutto avrei le roride
70stille del tuo sudore;
t’avria battuto il core
sotto una conscia man.


     T’avrei chiamata in lacrime;
e tu, gentil, da tanto
75sonno d’amor svegliandoti,
terso m’avresti il pianto.
E le tue labbra, indocili
e per pudor tenaci,
dai prorompenti baci
80sarian fuggite invan.