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194 le selve

Fu a te, gran Scipio, a te nelle Calabrie730
Di possessi vicino, all’opre sue
Virtuoso compenso, a te di cui
La gentilizia tomba indi fe’ adorna:
Sdegnoso d’ogni funebre corrotto,
Del suo nome immortal pago fu solo.735
Magnifica e sonante ei leva inoltre
La sua voce di tragico; le scene
Comiche allieta col festevol giambo;
Dà alla satira vita e d’Evemèro
Nel latino sermon volge l’istoria.740
E dei carmi di Nevio il fior scegliendo,
Pure affèttando di sprezzarli, i carmi
Che dicevano un giorno e Fauni e vati,
Si dorrà poi che le sue perle netti
Dal fango, elegantissimo Virgilio,745
E sue le faccia. Ma sebben Verona
Su gli altri esalti il suo dotto Catullo,




Scipio magne, tibi et calabris vicinus in hortis
Virtute emeritis, cujus gentile sepulchrum
Mox tenuit, nullo patiens sua funera fletu
Produci laetusque virûm volitare per ora.470
Praeterea tragico boat ampullosus hiatu;
Comica lascivo proscenia laxat iambo;
Exponit satyros, Latioque Evhemeron infert,
Et, modo reprensi, deflorans carmina Naevî,
Carmina quae quondam Fauni vatesque canebant,475
Mox gemet ipse suo natas in littore conchas
Praecultum purgare fimo et sibi ferre Maronem.
Sed quamquam in primis docto Verona Catullo