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di angelo poliziano 127

Della Scea porta senza vita cade,575
Del grande amico non curante ahi! troppo.
Ora a che pianger il figliuol di Panto,
Che, ahimé! lordo ha di polvere e di sangue
Il crin d’oro e d’argento folgorante;
A che spargere lacrime sui primi580
Eroi con fede combattenti a gara
Di Pàtroclo a difendere la salma,
Ed esalanti sul caduto l’anima?
Ecco di Smirne il vate che alla fine
Il suo Achille raccende; nello scudo585
Ei folgoreggia; con lo scudo adorno
E con l’armi superne il sol disfida;
Di saette centauriche la mano
Terribil arma, e, in mezzo ai combattenti,
La sua biga immortal caccia. Ripiega590
Il remeggio dell’ali indietro allora
La Vittoria, mentr’ei sparge la morte,




Igneus exstimulat, scaeaeque in limine portae360
Concidit ac tanti nimiuin securus amici.
Nam quid Panthoideu foedantem sanguine crineis
Illos, proh dolor!, argentoque auroque micanteis,
Quid primos querar heroûm pro corpore functo
Certatim obnisos inter se haud cedere certos,365
Atque animavi exanimum funus super exalantes?
Ecce suum tandem cantor smyrnaeus Achillem
Suscitat, ardentem clypeo atque Hyperionis orbem
Orbe lacessentem pulchro et coelestibus armis,
Ingentique manu centaurica tela tenentem,370
Atque immortaleis adigentem in praelia bigas.
Hìc vero obversis victoria remigat alis,